Disturbi neuropsicologici

La neuropsicologia è quel ramo delle neuroscienze che si occupa di studiare i correlati neuroanatomici dei processi cognitivi e comportamentali. Sebbene sia una scienza nata di pari passo con la psicologia moderna, ha fatto grandi progressi ed ottenuto maggiore visibilità nell'ultimo ventennio, in seguito alle nuove conquiste della ricerca scientifica ed allo sviluppo delle tecniche di neuroimaging che ci permettono di studiare più approfonditamente le strutture anatomiche del cervello. Il campo d'azione della neuropsicologia è dunque lo studio delle funzioni cognitive e di tutti i "processi psicologici", e delle loro correlazioni con le strutture encefaliche, sia in ambito patologico (ad esempio demenze e malattia di Alzheimer, deficit cognitivi, perdita o riduzione delle capacità cognitive in seguito a danni cerebrali o ictus ecc...) che a livello di ricerca, dove i neuropsicologi sono impegnati su più fronti nel difficile obiettivo di far luce sui processi cerebrali sottostanti i comportamenti manifesti e le capacità cognitive dell'uomo.

 

Il neuropsicologo clinico si occupa delle alterazioni cognitivo-comportamentali conseguenti a danni anatomo-patologici di varia natura ed eziologia che hanno come risultante dei disturbi neurocognitivi, lavorando spalla a spalla con il neurologo, il cui intervento medico e terapeutico è tanto più efficace quanto è precisa la diagnosi. La funzione del neuropsicologo è fondamentale sia in ambito diagnostico, in quanto figura chiave per il corretto inquadramento nosografico e per la valutazione del tipo e del livello di deficit cognitivo o comportamentale insorto, sia in ambito riabilitativo, laddove sia possibile, per sostenere il paziente nel recupero delle funzioni cognitive danneggiate.  Considerando l'importanza della tempestività dell'intervento in questi casi, è importante suggerire a chiunque abbia anche solo il sospetto di trovarsi davanti ad un qualsiasi tipo di compromissione delle proprie capacità cognitive o di quelle di amici o parenti a rischio di recarsi quanto prima da un professionista del settore, che sarà in grado di valutare il grado del danno cognitivo, laddove presente, o di fugare i nostri dubbi. Piccole disattenzioni, perdita della memoria per gli eventi recenti, disorientamento, comportamenti eccentrici dissonanti con la personalità preesistente, difficoltà di linguaggio o nell'apprendimento e così via, sono tutti segnali che possono e devono motivare tutti ad effettuare uno screening neuropsicologico, soprattutto per chi ha ormai superato i 65 anni di età, per chi è stato vittima di traumi cerebrali, o per i bambini, laddove la difficoltà cognitiva manifesta non sia imputabile ad altri fattori. 

Tramite i corretti strumenti conoscitivi, il neuropsicologo è inoltre  in grado di valutare non solo la presenza o meno di un eventuale deficit, ma anche di stabilire se le capacità cognitive del paziente sono in linea con l'età e la scolarizzazione del paziente (si pensi ad esempio ai bambini con difficoltà cognitive o esecutive).

 

A livello personale, ho maturato una buona esperienza in ambito neuropsicologico, sia a livello clinico che di ricerca, avendo un iter professionale e formativo orientato in tal senso. Posso dire senza ombra di dubbio che ciò che ho imparato nel corso degli anni dal confronto con i pazienti affetti da disturbi neuropsicologici di varia natura mi ha aiutato a comprendere meglio non solo le loro difficoltà e quelle delle loro famiglie e dei caregivers, sui quali ricade inevitabilmente il peso della malattia, ma è stato anche alla base di una crescita personale che ritengo estremamente importante, e che gioca un ruolo primario nell'approccio che ho con i pazienti.


"La neuropsicologia è quel ramo delle neuroscienze che si occupa di studiare i correlati neuroanatomici dei processi cognitivi e comportamentali" (DA RIVEDERE COME CITAZIONE)